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12 febbraio 2023

La campagna viterbese dichiarata di notevole interesse pubblico Vincolo su 1600 ettari ‘adeguato’

02/02/2023

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Masse di S.Sisto



Respinto il ricorso al Tar del Lazio (con sentenza del 20 gennaio scorso) di Ance (l’Associazione Nazionale Costruttori Edili) che aveva contestato l’estensione del vincolo apposto dalla Soprintendenza su 1.600 ettari, tra il Bullicame alle Masse di San Sisto, chiedendone una riduzione. Troppo larga l’area individuata ad avviso dell’Associazione, che si è sentita lesa nei suoi interessi.  

Nessun pregiudizio per il Tar da parte della Soprintendenza, che non ha leso gli scopi istituzionali dell’Ance.  

Ed infatti ci sarà spazio per progetti di valorizzazione dell'area dal punto di vista agricolo, archeologico, termale, tanto che l’Ance non farà alcun contro-ricorso.  

Ma vediamo più nel dettaglio i particolari del vincolo apposto e le motivazioni addotte dalla Sabap nel 2019.

“Questa Soprintendenza ha voluto tutelare una porzione della campagna viterbese che conserva ancora un insieme particolarmente armonico di elementi agricoli e naturali​​, estendendosi dalle località Bullicame e Riello, poste immediatamente a ridosso delle mura urbiche, alle Masse di San Sisto”.

Con tale motivazione è stata presentata la Dichiarazione di notevole interesse pubblico denominata “Dal Bullicame e Riello alle Masse di San Sisto” (DM del 25 luglio 2019, ​ai sensi dell'art. 136 comma 1, lettere c) e d) del D.lgs. 42/2004 e ss.mm.ii).

La tutela non è casuale: “è un territorio caratterizzato dalla compresenza di cospicui caratteri naturali e agrari, da rilevanti testimonianze storiche attestanti le diverse fasi d’uso susseguitesi dall’età pre-romana ad oggi”, si legge ancora nella motivazione.

Particolarmente connotanti “i pianori tufacei solcati da vallecole con corsi d’acqua a regime torrentizio e da banchi calcarei per la presenza di acque termo-minerali, tra cui le sorgenti del Bullicame, Carletti, Asinello e delle Masse di San Sisto”.

E poi, come non menzionare “le strade tagliate nel tufo come quella del Signorino e le necropoli della Collina di Riello, tra cui l’antico tracciato della via Cassia (in questa parte di territorio coincidente con il percorso medioevale della via Francigena)”?

Non dimentichiamo, infatti, che è proprio nel periodo medievale che la via Cassia fu denominata Francigena.

O, ancora, altre testimonianze (medioevali o dei secoli più recenti), che spesso attestano l’uso agrario di tale parte di campagna viterbese, sono casali e portali di orti sei-settecenteschi.

Invece, per quanto riguarda i resti di epoca romana, tracce del selciato originale sono ancora ben visibili e ben conservati, come quelli di ponti (come quelli di Camillario e di S. Nicolao), terrapieni e altre strutture dell’età.

Un contesto, in particolare quello della tagliata di strada Signorino (da Signorino Signorini, il nobile proprietario di queste terre), che ha fatto da scenografia al film del 1966 del regista Mario Monicelli, “L’armata Brancaleone”.

La Dichiarazione di notevole interesse pubblico è un ampliamento del vincolo di cui al D.M. 22/05/1985 e, nella Relazione generale del gennaio del 2019, ci si era soffermati nello specifico proprio sulla peculiarità della Strada Signorino. Quest’ultima è, con la strada Freddano, una delle più significative delle cosiddette “vie cave” o “tagliate”: strade ancora in uso, così chiamate perché scavate nei banchi tufacei.

Le due tagliate, non solo si diramano in altre ‘arterie’ minori, ma si uniscono, in località S. Nicolao, trasversalmente ad un’altra tagliata attraversata dall’antica via Cassia.

Quella del Signorino, lunga più di due km, spicca perché le sue pareti – alte in media 4/5 m - possono raggiungere anche i 10 m. Verosimilmente era l’antico percorso viario che, dalla zona costiera, passando per Castel d’Asso, arrivava sino all’insediamento etrusco sul colle del Duomo.

Nel tempo ha subìto interventi e ampliamenti, venendo adibita anche a cava di pozzolana (per questo nota anche come Cava di S. Antonio o di Gorga).

Lo stesso si verifica per la tagliata del Freddano, che si biforca nella strada dei SS. Valentino e Ilario, per ‘terminare’ sul promontorio dove nel Medioevo nacque l’omonimo centro abitato.

Ma se queste sono tutte ragioni valide per rendere l’area oggetto di salvaguardia e soggetta a tutela, non sono le sole.

Da citare, infatti, anche gli interventi di bonifica ad opera dell’ing. Lorenzo Tedeschi tra la fine dell’Ottocento e i primi del ‘900 nei suoi possedimenti in località Risiere.

Grazie ad un innovativo impianto di irrigazione alimentato da una piccola centrale idroelettrica autonoma detta ‘Officina Elettrica’.

Tedeschi, poi, suddivise anche il suo antico casale del Signorino (meglio noto come Villa Tedeschi), in tanti poderi su cui edificò altrettanti casali colonici.

Dunque testimonianza storica, archeologica, civile e sociale al contempo dello sviluppo e dell’evoluzione di un paesaggio, ma anche di una cultura e – contemporaneamente - di un modello di città, infrastrutturale e di vivere.


Fonte: 

http://archeologialazio.beniculturali.it/it/238/news/1506/la-campagna-viterbese-dichiarata-di-notevole-interesse-pubblico-vincolo-su-1600-ettari-adeguato?fbclid=IwAR1j6-3_rI_Vf5Y6Ilnf9ehYDOaUQM0yZ0Qbg_bV96WWTIQqRyIItfq-xvE