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26 giugno 2021

XXI Premio Nazionale “Umberto Zanotti Bianco – 2021”

 

25-06-2021

XXI Premio Nazionale “Umberto Zanotti Bianco – 2021”

Il Consiglio Direttivo nazionale di Italia Nostra in data 29 maggio 2021 ha deliberato di pubblicare il testo del Bando del Premio nazionale “Umberto Zanotti Bianco – 2021”, Premio che ricorda la figura del cofondatore, primo Presidente dell’Associazione, Senatore a vita e ci ricollega alle ragioni fondative del Premio, istituito nel 1964.

Il Premio, interrotto nel 2000, è stato poi ripreso nel 2011, con cadenza biennale – su proposta della consigliera nazionale Teresa Liguori – che ne è la coordinatrice.

Il Premio è destinato ad un/una operatore-funzionario/a pubblico/a della tutela che si sia distinto/a per la sua attività nell’ambito della difesa del patrimonio storico, artistico, naturale, paesaggistico del nostro Paese, nel rispetto e nell’applicazione delle leggi di tutela, dall’art. 9 della Costituzione al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Si attendono vostre segnalazioni di nominativi di funzionari/e che nei territori si siano particolarmente distinti/e e siano considerati/e meritevoli del prestigioso Premio. In allegato, trovate il Bando Premio Nazionale Umberto Zanotti Bianco 2021.

Scarica il bando del premio: BANDO PREMIO NAZIONALE UMBERTO ZANOTTI BIANCO

ATTENZIONE!

La Commissione del Premio, esaminata la documentazione pervenuta, valuterà l’ammissibilità dei candidati. Tali valutazioni saranno rimesse alla Giuria, costituita dal Consiglio Direttivo nazionale, che deciderà in merito alla rosa dei finalisti. 

La documentazione e le segnalazioni di candidati/e al premio dovranno essere costituite da un curriculum (max 2000 battute) e da  una relazione sintetica (max 3000 battute) che motivino la presentazione del/della candidato/a.

Tale  documentazione, esclusivamente in formato digitale,  dovrà  essere  inviata  per  e-mail  al seguente indirizzo di posta elettronica: italianostra@italianostra.org entro  le   ore   24:00   di domenica 5 settembre 2021.

Sono esclusi dal Premio coloro che ricoprono o hanno ricoperto incarichi direttivi con evidenza pubblica a qualsiasi livello e per qualsiasi periodo all’interno dell’Associazione.

La Cerimonia di consegna del premio Zanotti Bianco è prevista per il 26 novembre 2021.

Per consultare la comunicazione in formato pdf:

Lettera Premio Umberto Zanotti Bianco 2021

 

06 giugno 2021

15 associazioni ambientaliste danno vita alla “Coalizione art. 9 per salvare il paesaggio”

 

10-06-2021

15 associazioni ambientaliste danno vita alla “Coalizione art. 9 per salvare il paesaggio”

Nasce la “Coalizione Art.9 per salvare il paesaggio” in nome dell’articolo 9 della Costituzione.

Lo hanno creato quindici associazioni ambientaliste (Altura, Amici della Terra, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Assotuscania, CNP, Comitato per la Bellezza, ENPA, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, Pro Natura, Rete della Resistenza sui Crinali, Wilderness Italia) anche sulla spinta del messaggio lanciato all’opinione pubblica nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha sottolineato con chiarezza come “gli insulti al paesaggio e alla natura, il loro abbandono, oltre a rappresentare un affronto all’intelligenza, sono un attacco alla nostra identità…”.

Queste Associazioni si battono da sempre affinché questo principio venga tutelato, perché la lesione del paesaggio, il consumo indiscriminato di suolo, il depauperamento della biodiversità non trovino riscontro nella legislazione, negli atti concreti di governo, negli interventi amministrativi, a livello nazionale e locale.

Da questo punto di vista preoccupano non poco le novità contenute nel decreto “Semplificazioni”, varato a supporto del PNRR. Le forze che hanno dato vita alla Coalizione negli ultimi mesi si sono molto spese per una razionale e intelligente pianificazione delle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici, ad evitare una selvaggia distruzione del paesaggio e dell’ambiente naturale, puntando sull’individuazione dei criteri e delle modalità idonee a collocarli con minore danno possibile per il paesaggio e la biodiversità che una vera transizione ecologica deve contemplare.

Ora la Coalizione chiede con forza di avere il suo spazio di rappresentanza nell’organismo di consultazione previsto dall’articolo 3 del decreto Semplificazioni.

Nei prossimi giorni la “Coalizione Art.9 per salvare il paesaggio” illustrerà le ragioni che hanno portato alla sua costituzione ai Presidenti delle Camere, ai ministri competenti, ai parlamentari, alle forze politiche, ai Presidenti delle Regioni.

Dà appuntamento per una prima civile protesta in Piazza Montecitorio nella mattina del prossimo 10 giugno.

Coalizione Art.9 per salvare il paesaggio


Fonte:

Semplificazioni: Soprintendenza Unica, colpo di grazia alla tutela paesaggistica

 

02-06-2021

Semplificazioni: Soprintendenza Unica, colpo di grazia alla tutela paesaggistica

Gli ingranaggi del Recovery Plan faranno strame della natura, della cultura, della storia e dell’identità, di quello che a pieno titolo, ma ancora per poco, possiamo chiamare il Bel Paese. La capillare diffusione delle “rinnovabili”, così come prevista, per la nostra Italia, non è sostenibile: non è possibile spargere sul territorio nuovi impianti di estensione dieci volte maggiore di quanto già orrendamente impiantato negli ultimi quindici anni. Sarà un massacro e l’ultimo insulto al paesaggio.

Il colpo di grazia lo darà la prospettata Soprintendenza unica e la deroga a qualsiasi regola che disciplini l’uso corretto del territorio. Come insegna Antonio Cederna, “prioritaria è la salvaguardia dei beni culturali, paesistici e naturali. Tutto il resto viene dopo e qualunque ipotesi di cambiamento o di sviluppo va rigorosamente subordinata a questi valori”. La pianificazione paesaggistica si fa a monte e non a valle per adattarla alle deroghe, provvedendo chissà quando a disporre piani che si tramuteranno in veri e propri “catasti” delle trasformazioni oramai avvenute. Per oltre dieci anni il Ministero per i Beni Culturali è stato inattivo nei riguardi delle Regioni che non hanno provveduto ad approvare i Piani paesaggistici prescritti dal Codice, né adeguare quelli esistenti e nemmeno a redigere le linee guida per la pianificazione paesaggistica, previste dall’art. 145 del Codice.

Eppure l’art. 5 della legge 22 aprile 2021 n. 53, stabilisce che l’installazione di impianti a fonti rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi PNIEC, deve avvenire nel “rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell’aria e dei corpi idrici, nonché delle specifiche competenze dei Ministeri per i beni e le attività culturali e per il turismo, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, privilegiando l’utilizzo di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa”.

Dovranno essere, dunque, “rispettati i principi della minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio ….” individuando le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, con un procedimento posto a carico delle Regioni da definirsi in un arco temporale di 6 mesi. Senza neanche questi minimi adempimenti quale futuro prospetta, oggi, il Ministero della Cultura per il paesaggio italiano? Quale impegno prevedono oggi il Governo Draghi e il Parlamento per assicurare la concreta applicazione dell’art. 9 della Costituzione?

A quando il giusto potenziamento delle strutture periferiche del Ministero e l’attivazione concreta della pianificazione paesaggistica, nella quale soltanto potrà individuarsi ogni possibile spazio per soddisfare i veri bisogni della Nazione, contemperati con il primario interesse della tutela? Italia Nostra dice no a questi superficiali meccanismi di semplificazione che restituiranno al mondo un Paese sempre più distrutto nel suo tessuto economico e sociale e violentato nel suo straordinario Paesaggio.

ITALIA NOSTRA


Fonte:

Governiamo la transizione ecologica, non massacriamo il paesaggio italiano

 

27-05-2021

Governiamo la transizione ecologica, non massacriamo il paesaggio italiano

In questi giorni il Consiglio dei Ministri è chiamato a una decisione epocale: dovrà decidere se il Paesaggio italiano che conosciamo e che il mondo ci invidia esisterà ancora o se sopravviverà qua e là tra distese di pannelli solari e pale eoliche. A questo si riduce, infatti, il dibattito in corso in questi giorni tra sostenitori tout court della transizione energetica e organi dello Stato preposti alla tutela del Paesaggio italiano, cioè le Soprintendenze.

Sotto la spinta dell’imperativo della decarbonizzazione globale, l’ambientalismo industriale della transizione ecologica sta imponendo una radicale trasformazione del Paesaggio e dei Suoli, da agricoli a industriali, riproducendo su più vasta scala quello che già è successo a intere provincie del Sud, stravolte dall’eolico selvaggio. È, infatti, la tutela paesaggistica l’unico strumento giuridico efficace per governare la transizione proposta da Roberto Cingolani, poiché solo la categoria del Paesaggio include tutti gli elementi significativi per impedire che i pannelli fotovoltaici nelle campagne e le pale eoliche sui crinali rendano invivibile l’Ambiente.

Eliminare le tutele esercitate con competenza giuridica e scientifica dalle Soprintendenze significa che in futuro, affacciandoci dalle torri di San Gimignano o di Monteriggioni, invece di vedere le dolci colline senesi, potremmo trovarci davanti a distese di pannelli solari. Non mancano d’altronde esempi emblematici: le campagne della Tuscia, scrigno di siti archeologici etruschi e di biodiversità, sono ormai compromesse irreparabilmente da vaste estensioni di pannelli fotovoltaici; affacciandosi sulla Capitanata dal Castello di Lucera, costruito da Federico II e da Carlo I d’Angiò, l’orizzonte è punteggiato di torri eoliche. Se poi, come ipotizzato, si vogliono togliere le tutele delle aree contermini ai beni culturali vincolati, la trasformazione comprometterà lo stesso patrimonio che molti insistono a chiamare il “nostro vero petrolio”, salvo poi gridare alla lesa maestà quando le Soprintendenze tentano di tutelarlo. Non ammazziamo il turismo nei Borghi, risorsa importante per le aree interne che proprio in questi ultimi anni hanno iniziato a vedere qualche piccolo beneficio dalle politiche messe in atto.

Questa miope politica di depotenziamento del ruolo degli organi periferici del MiC rischia comunque di non essere veramente efficace nel velocizzare la transizione ecologica. Infatti, i problemi che si vogliono risolvere annullando le tutele si riproporranno quando si cercherà di imporre ai territori gli impianti industriali necessari a produrre i 70 gigawatt pianificati dal Ministero della Transizione Ecologica. Già si vedono le avvisaglie della rivolta in atto: Regioni come la Puglia e l’Abruzzo hanno ultimamente sospeso ogni ulteriore impianto sul loro territorio fino alla definizione di un piano concertato delle zone idonee. Già Coldiretti Veneto è insorta contro i panelli solari sui terreni di pregio del vitivinicolo e sui suoli agricoli in genere. E non mancano clamorose bocciature di impianti da parte dei TAR, cui alcuni Sindaci si sono dovuti rivolgere per proteggere i territori dall’attacco dei grandi gruppi industriali della green economy. Fino ad arrivare al caso della bocciatura l’11 giugno 2020 del megaimpianto fotovoltaico nei Comuni di Tuscania e Montalto di Castro da parte dello stesso Consiglio dei Ministri.

Per questo Italia Nostra lancia un ultimo urgente appello al Governo: nella fretta di realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti del PNRR concordati con l’Europa non annulliamo l’unico strumento valido di guida e governo della sua realizzazione, la categoria del Paesaggio ma, anzi, affianchiamogli finalmente un Piano delle aree idonee ad accogliere gli impianti di energia rinnovabile secondo standard di piena sostenibilità. L’Italia ha un’impronta carbonica pro-capite inferiore del 16% alla media europea, del 32% rispetto alla Germania e inferiore addirittura del 38% rispetto all’Olanda: non esiste quindi alcun bisogno di sacrificare il nostro Paesaggio.

 

Le proposte al Governo

  • avviare i procedimenti autorizzativi solo per i progetti redatti con cura e non ingolfare inutilmente i lavori delle Commissioni con fascicoli incompleti o sbagliati, da bocciare rapidamente;
  • rivedere il sistema degli incentivi, concentrandoli sull’installazione dei pannelli solari sui capannoni industriali, sugli edifici nelle periferie delle città e sui parcheggi;
  • prevedere limitazioni allo sviluppo incontrollato del agri-voltaico
  • favorire l’utilizzo dei fondi previsti per le comunità energetiche di auto-consumo da Fonti di Energie Rinnovabili adeguando il carente quadro legislativo;
  • incentivare la ricerca di soluzioni tecnologiche nuove e meno impattanti;
  • pianificare le aree idonee per gli impianti;
  • puntare ancora più efficacemente sull’efficientamento e il risparmio energetico.

Italia Nostra

All.ti due dossier fotografici su alcuni dei più gravi casi documentati da Italia Nostra:

quaderno eolico

quaderno fotovoltaico


Fonte:

https://www.italianostra.org/governiamo-la-transizione-ecologica-non-massacriamo-il-paesaggio-italiano/?fbclid=IwAR1TyvtyfnCnvPsscU_1cELC8jY1u7sqViGjgaS-v9ClF4UaU-PLppqjVuk