Sezione di Viterbo-Tuscia Viterbese
Comunicato Stampa del 27.06.2020 - “Altro che 800 posti di lavoro persi, è stato anzi salvato tutto il settore turistico viterbese”
Le dichiarazioni della UIL sui posti di lavoro persi a causa della decisione del Consiglio dei Ministri di bloccare gli impianti fotovoltaici a terra nella Tuscia, lasciano perplessi. Dai Rapporti OCSE, ENEA, AIE, ILO-UE sugli impatti degli investimenti nel fotovoltaico, parrebbe che i posti di lavoro necessari per l’installazione degli impianti in questione non superino neanche la metà della cifra citata per una durata di circa un anno e mezzo, mentre nella fase di manutenzione e gestione i posti sarebbero solo poche decine.
Nelle campagne viterbesi, che si volevano sfruttare per produrre energia solare i cui profitti sarebbero rimasti solo in minima parte sul territorio (con investimento totale di circa 250 milioni di Euro produttivo, le società avrebbero tratto circa il 170% di profitti) sono presenti numerosi casali, fortilizi medievali e rinascimentali tipici della Valle del Marta, così come borghi rurali di origine medievale (San Giuliano), reticoli viari etruschi e romani come ad esempio la Clodia, ancora tutti da scoprire.
Per fortuna il Consiglio dei Ministri ha agito secondo ragione e lungimiranza. Il direttivo di Italia Nostra, Sez. Tuscia Viterbese, quindi esprime grande soddisfazione per una decisione che ha sventato al realizzazione di impianti di dimensioni mai viste in Italia per un totale di più di 350 ettari - pari a 350 campi di calcio, l’uno all’altro affiancati.
Il Ministro Dario Franceschini, con questa convinta azione, ha saputo riconoscere la necessità di tutelare un paesaggio di grande valore - quello della Maremma laziale - tra i più integri e intatti del centro Italia e dell’intera penisola. Ci auguriamo, quindi, che questa importante bocciatura costituisca un precedente di indirizzo politico (rispetto del territorio e del patrimonio ambientale e culturale) e di coordinamento ministeriale e tecnico.
Italia Nostra si augura che si possa presto giungere al riconoscimento dell’intera Tuscia Viterbese quale territorio degno del sigillo dell’UNESCO o alla costituzione di un Parco Naturale dell’Etruria meridionale, al pari delle Crete senesi o del Chianti. Riconoscimento che diverrebbe impossibile qualora dovesse proseguire la politica di sviluppo delle energie alternative non integrate, né integrabili con questo paesaggio già minato con le due centrali elettriche di Montalto e di Civitavecchia, tra i maggiori poli d’Europa. Basti pensare all’impatto degli aerogeneratori industriali ben visibili alle spalle dei due gioielli medievali del XI secolo di San Pietro e Santa Maria Maggiore di Tuscania, e che incombono sulle sponde del lago, che pure rappresenta il più fecondo attrattore turistico di livello europeo tra tutte le Provincie del Lazio.